PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE

Alla distanza di tredici anni (pochi numericamente e moltissimi per la tragica parentesi che in diversi modi ci ha distratti dal lento procedere della nostra cultura), il mio primo volume torna alla stampa dietro l’invito di alcuni amici. La sua citabilità, la discussione che intorno ad esso si può ancora svolgere, hanno reso utile, ad esaurimento della prima, una nuova edizione: ed è perciò che io, pur sentendo perfettamente il carattere giovanile della Poetica, i suoi difetti, i suoi possibili sviluppi, mi sono deciso a lasciarla cosí come era, eliminando solamente l’originaria paginetta di «premessa». È vero, molti problemi si sono meglio chiariti, molte definizioni hanno meglio mostrato la loro provvisorietà e con piú distacco storico si possono ormai vedere le posizioni di «poesia pura», di decadentismo e simbolismo, ma anche i libri di critica hanno la loro atmosfera, la loro organica aderenza ad un tempo, ed era d’altronde estremamente difficile ritoccare e correggere un’espressione filata, di impeto, raggiustare un fresco volto giovanile. Credo infine che l’importanza del libro rimanga nella sua tesi generale e nel suo piglio di investigazione che supera i particolari meno felici; che nella discussione sul nostro secondo ottocento e sulle origini della letteratura contemporanea, la sua funzione non possa considerarsi del tutto esaurita.

Intorno al libro si era inoltre localizzata una polemica e la valutazione di un’epoca della nostra letteratura (da Momigliano a Gargiulo, da S. Solmi a Falqui, da Contini ad Anceschi[1]) ed anche perciò esso ha il valore di un testo di una delle querelles contemporanee portata su di un piano chiaramente storico. E infatti, malgrado le inevitabili forzature che si avvertono meglio in alcuni particolari giudizi, la distinzione che la Poetica porta tra romanticismo e poesia moderna implica una chiarificazione sullo stesso novecento e quindi un invito a polemiche che un lavoro sul barocco o sulla poesia cortigiana del ’400 non avrebbe suscitato. Tanto piú il libro doveva riapparire immutato per il suo doppio e complementare valore di esame storico tuttora efficiente e di «documento» di una stagione letteraria.

Perugia, 15 maggio 1949


1 La bibliografia su la Poetica parve interessante, come bibliografia di un problema, ad E. Falqui che ne dette un saggio nelle sue Pezze d’appoggio, Firenze, 1938, e Firenze, 1940. Agli articoli citati dal Falqui (quello del Momigliano è passato nei suoi Elzeviri, Firenze, 1945) vanno aggiunti: E. Levi, «Annali Scuola Normale», 1937; A. Giuriolo, «La Ruota», 1937; A. Barolini, «La Vedetta», 29 dicembre 1937; L. Cremonte, «La Nuova Italia», 1939; G. Castellano, «La Provincia di Bolzano», 15 ottobre 1937; E. Palmieri, «L’Italia che scrive», marzo 1937; E. Bertuetti, «La Stampa», 7 maggio 1937; C. Pellizzi, «Italian Studies, I-II; G. Bufalini, «Rassegna letteraria», luglio 1937; W. A. Eicke, «Europäische Revue», 1938; A. Buck, «Deutsche Literaturzeitung», 1938.